(A cura di Salvatore Cubeddu).
La
Fondazione Sardinia presenterà sabato prossimo, 5 dicembre, la
seconda edizione del Ditzionariu
de sa limba e de sa cultura sarda di Mario Puddu:
2.872 pagine, 111.000 lemmi, di cui 22.000 proposti al sardo da parte
di cinque lingue europee (italiano, spagnolo, francese, inglese,
tedesco), un monumento che lo studioso di Illorai offre a tutti
sardi.
Ma,
dirà il lettore, cosa c’entra l’importante opera culturale con
il tormentone che avanza negli ultimi mesi da parte di sindaci, ex
presidenti di provincia, opposizione e maggioranza in consiglio
regionale, i partiti e le spaccature al loro interno?
Un
dizionario esprime il linguaggio di un popolo: le parole non sono un
elenco neutro e astratto, si formano e si sviluppano dentro la
relazione sociale, nel vissuto di pensieri, sentimenti e azioni. La
parola è sempre un fare: è un atto operativo. I linguisti parlano
di linguaggio “performativo”, cioè necessariamente votato a
tradursi in azione.
Nella
sala settecentesca della Biblioteca universitaria di Cagliari ci
riuniremo - donne e uomini di associazioni culturali sarde –
presumendo di mettere insieme parole ed azioni. Presunzione? Forse.
Ma, qualcuno dovrà pur cercar un senso a ciò che va accadendo e a
quel che potrà succedere di negativo oppure di quel tanto che può
svolgersi verso una direzione ‘altra’, potenzialmente inedita,
addirittura fascinosa. O no?
Gli
ultimi sessant’anni in Sardegna non sono stati parlati in sardo,
anche le azioni politico-economiche non hanno risposto ai desideri e
ai bisogni dei sardi. Alienazione linguistica e alienazione
politico-economica: petrolchimica, turismo, eolico e solare, basi
militari, ambiente.
La
Sardegna scoraggiata è anche un brulicare di resistenza, di
movimenti contro … le innumerevoli servitù che un meccanismo
apparentemente inarrestabile sembra portarci a sottomissioni
definitive. Da poco l’associazione istituzionale dei sindaci sta
assumendo la forma di movimento riformatore delle istituzioni sarde.
Apparentemente sembra il riproporsi stantio dello scontro interno
alle classi dirigenti di Cagliari e Sassari. L’obiettivo più
importante l’ha sintetizzato a Nuoro il presidente dell’Anci:
Modolo ha
lo stesso diritto di vivere di Cagliari,
ogni soluzione deve rispondere alle necessità più urgenti, è ora
di convincenti risposte generali: il destino dei paesi, un progetto
per vivere delle “risorse
dei sardi per i sardi”.
Parliamone ancora, come è necessario. Non perché non ne abbiamo
parlato abbastanza, è che non l’abbiamo fatto ancora nelle sedi
giuste. Dove si decide.
La
libertà del parlare è anche libertà dell’operare e viceversa.
Forse
il punto di maggiore attenzione, oggi, è il rapporto tra libertà di
parola e libertà progettuale di elaborare riforme costituzionali.
L’atto di parola e l’atto di decisione riformistica spetta al
popolo sardo. Come vogliono parlare i sardi una nuova organizzazione
costituzionale, un corretto federalismo interno? Quale rapporto tra
città e campagna come risposta all’effetto “ciambella” dello
spopolamento?
Come
si può fare una determinata riforma, se centinaia di sindaci sono
contrari? Quei sindaci rappresentano i discorsi, i desideri, le paure
delle loro popolazioni.
La
Fondazione Sardinia ha ritenuto l’Assemblea costituente la forma
più rispondente per elaborare parola e azione, progetto e programma,
partecipazione e responsabilità, soggettività e comunità. La
proposta resta attuale. Provocare e ascoltare la parola dei sardi,
chiamati a fare assemblea.
Il
Consiglio regionale dovrebbe intanto associare a sé una
rappresentanza dei comuni (il Consiglio delle Autonomie?) e della
società e decidere un anno di moratoria per discutere, senza la
fretta imposta dall’esterno, il destino delle istituzioni della
Sardegna, le nuove forme dell’identità e le regole del vivere in
questa terra.
Produzione
di linguaggio come produzione di senso, politico,
socio-economico-culturale. Un arricchimento del dizionario sardo:
anche come dizionario politico-istituzionale.
Per
chi volesse dire la sua ascoltando quello che dicono gli altri,
l’appuntamento è alle ore 10, nella sala settecentesca di via
Università in Cagliari, sabato 5. A
si bidere.
Ditzionàriu
de
sa limba e de sa cultura sarda
DitzLcs
segundha
editzione
Numencladura
iscientífica a contivígiu de Prof. Luciano
Melis
Figuras
e pintos originales de Prof.
Giuannedhu Sedha e
Alina
Sabattini
Tradutzione
a su francesu de Prof.ssa
Giuseppina Pistis e
Prof.ssa
Pinella Lenzu,
a
s’inglesu de Prof.
Giuseppe Scano,
a
s’ispagnolu de Dot.ssa
Sonia Emanuela Campus,
a
su tedescu de Prof.ssa
Anna Paola Matta e
Prof.
Marcello Frongia
Lemmas
prus
de 111.000,
cun tradutzione
a
chimbe limbas 22.100
(prus
de 22.400 a s’italianu),
sinónimos
prus
de 20.000
(ma
cun inditu in prus de 52.000 lemmas),
contràrios
unos
9.000,
maneras
de nàrrere prus
de 12.000,
prus
de 42.900
‘campos’
de fraseologia,
provérbios
680, sambenaos 1.470,
numencladura
iscientífica in
prus de 10.000
lemmas,
étimos
prus
de 8.750,
verbos
coniugaos 66
(52
in mesania, 6 de foedhadas diferentes, 5 a foedhadas, 1 po dónnia
coniugatzione – contare,
cosire, tèssere –
a cuadru sinóticu de is desinéntzias de is chimbe foedhadas
principales),
òperas
serbias chistias in bibbiografia
634,
Autores
numenaos
in sa fraseologia prus de 640.
Is
verbos coniugaos si agatant in s’órdine alfabbéticu o est inditau
in su lemma
cabidianu
candho calecunu est arresurtau in àtera pàgina.
Iconografia,
unas 120 figuras ispartzinadas in s’òpera cun is lemmas,
sa
parada de Is
ainas in
pàgina 408,
de
Is
òperas antigas in
pàgina 1096,
de Su
cristianu po
sa carena in pàgina 554
e
po su naturale in pàgina 1486.
Presentada
in
pàgina IX, Bibbiografia
in
pàgina XV, Incurtzaduras
in
XXI,
s’Imbesse
de
is tradutziones in pàgina 2427
(in
s’órdine: francesu,
inglesu, ispagnolu, italianu,
tedescu).
Condaghes
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