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venerdì 13 settembre 2013

TECNICI E POLITICI COL PUC HANNO FALLITO?

Quando si parla di materie tecniche, in questo caso l'urbanistica, è sempre meglio chiarire se si è esperti oppure semplici osservatori. Io premetto, sono un semplice osservatore. Ma non solo. Mi piace anche fare domande e quando penso di aver capito esserci una criticità nell'argomento in questione, azzardo anche delle proposte, delle soluzioni, sempre e solo comunque, mantenendo l'umiltà propria dell'osservatore. Stamattina (13/09/2013), si è tenuto un incontro nell'aula consiliare del comune di Sestu, per presentare un'ulteriore implementazione (per forza di legge), sul cosiddetto sistema "Open Data". Premetto che non ho partecipato all'incontro, ma mi ha dato l'input per parlare di un altro argomento! Mi rivolgo infatti ai tecnici e all'assessore che si occupano di urbanistica, in questo caso per porre una serie di quesiti. Sul portale del comune a proposito dell'evento è stata pubblicata una breve premessa giornalistica (leggete dal link!), in cui si parla della crescita demografica di Sestu, sempre superiore ai trend regionale e provinciale di riferimento. Nel 2012 l'aumento è stato di 145 abitanti. Quello che mi colpisce, però è il confronto con i dati inseriti nel Puc (Piano urbanistico comunale). Il documento conferma esattamente le previsioni di crescita demografica del nostro paese, in maniera superiore rispetto ai dati di tutta le provincia e della regione, come già ho scritto. Il Puc indica 21.391 abitanti per il 2011, 22.202 per il 2012. I dati effettivi sono 19.893 (fonte Istat) per il 2011 e 20.038 per il 2012 (ho ottenuto il dato aggiungendo 145 abitanti di incremento per il 2012, così come indicato dal comunicato, al dato Istat per il 2011). E' evidente un errore di previsione di ben 2000 abitanti al 31 dicembre 2012. Ora riporto il passaggio iniziale della relazione allegata al Puc:

PREMESSA
Il Piano Urbanistico Comunale rappresenta la sintesi effettuata dai sottoscritti Tecnici
incaricati, delle proposte, degli indirizzi, dei contributi e delle osservazioni, forniti a più riprese in
modi diversi (incontri, deliberazione di indirizzi e assemblee pubbliche) dall’Amministrazione
comunale.
Le finalità del P.U.C. sono indirizzate a definire una qualificazione complessiva, sia
dell'aggregato urbano sia del territorio comunale di Sestu, caratterizzandone le specificità (sia per
vocazione sia per indirizzo) al fine di pervenire ad uno sviluppo complessivo che, incoraggiando la
crescita economica e sociale e l’integrazione con il territorio circostante, sia però rispettoso della
cultura e delle tradizioni locali.
Si è proceduto quindi, nella localizzazione delle diverse utilizzazioni del territorio
comunale, a razionalizzare gli indirizzi di scelte urbanistiche delineati (sia su scala sovracomunale
che comunale) armonizzandone gli effetti prodotti.
Si è pertanto suddiviso in quattro grandi aree funzionalmente omogenee, ciascuna con
propria specificità e vocazione, l’intero territorio comunale. Alla specificità di ciascuna è stata
affidata funzione trainante, avendo nel contempo una visione complessiva e di interazione tra le
differenti aree. Questo è nella sostanza il disegno omogeneo che va sotto il nome di Piano
Urbanistico Comunale.

Allego poi di seguito una frase molto significativa, che precede tutta una serie di analisi scientifiche e tecniche sulle previsioni riguardanti la crescita demografica di Sestu, che se vorrete leggere basterà cliccare sul link che allegherò sul fondo dell'articolo, riguardante la relazione allegata al Puc:

4. Fenomeni che sosterranno la crescita economica e demografica del comune di Sestu.

I dati relativi all’incremento della popolazione prevedibile nel Comune di Sestu, per il
periodo di validità del P.U.C., risultano certamente affidabili in relazione a tutta una serie di fattori
di sviluppo già in atto. (I tecnici sono quindi convinti che i dati di previsione siano decisamente precisi).

I quesiti che vorrei rivolgere a tecnici, politici e pensatori della materia, anche per alimentare un dibattito costruttivo sulla materia sono i seguenti:
In virtù di quello che ho scritto sopra, si evince con molta semplicità, l'importanza della programmazione che sta alla base del piano urbanistico. L'amministrazione comunale, analizzando i dati effettivi sulla popolazione, non ritiene necessario apportare delle modifiche alle scelte prese o quantomeno soffermarsi attraverso incontri e dibattiti anche pubblici con la popolazione sull'argomento, anzichè tacere sul merito?
In relazione alle affermazioni della relazione allegata al Puc, riguardanti, la crescita economica, l'integrazione sociale interna, l'integrazione con il territorio circostante, la qualificazione complessiva e lo sviluppo della comunità, non pensa l'amministrazione, o meglio, è lecito pensare che questi auspici e previsioni, siano inficiati dall'andamento demografico posto alla base della effettiva valenza del piano, che si, presenta un andamento positivo, ma non sufficiente a garantire la spinta necessaria per realizzare gli eventi suesposti?

Ringrazio chi vorrà chiarirmi le idee e partecipare alla discussione.
http://www.comune.sestu.ca.it/notizie/news/comune-sestu-sempre-piu-giovane-sempre-piu-trasparente
Relazione allegata al Puc

mercoledì 11 settembre 2013

MOSTRA ALLA PRO LOCO DI SESTU: ABITI TRADIZIONALI MA NON SOLO.

Dal 2 al 29 settembre 2013 presso la Pro Loco di Sestu si può ammirare una splendida collezione di abiti popolari sestesi, accessori come gli scialli, utensili e tutto quello che alcuni cittadini hanno deciso di voler condividere col resto del paese, oltre a tutto quello che è già nella disponibilità della Pro Loco. All'ingresso dei locali in via Roma, l'accoglienza è resa speciale dall'ospitalità dei volontari, che con la loro passione per i costumi sardi animano e rendono possibili queste manifestazioni. Il percorso della mostra si svolge lungo un cammino circolare, in cui si entra in diversi contesti tipici sardi, tutti animati da ricche scenografie, in parte realizzate ex novo nei due mesi di duro lavoro che hanno preceduto l'inaugurazione della mostra, a cui ha partecipato anche l'assessore alla cultura Roberto Bullitta. Suggestivi anche i dipinti che arricchiscono le scenografie, realizzati interamente da Francesco Pitzanti e Carlo Spiga ed anche le diverse gigantografie ricavate da antiche fotografie, provenienti da collezioni private. Per la condivisione di antiche immagini che ritraggono luoghi e personaggi della Sestu del passato e del presente, è nata un'apposita pagina su Facebook (Sestu per Immagini tra Passato e Presente), il cui amministratore risulta essere proprio l'assessore Bullitta, che interrogato promette una mostra anche di questo materiale, che a quanto si può notare sulla pagina del social network, è ricco e di ottima qualità. L'interesse della cittadinanza in questo ambito è decisamente alto. I visitatori della mostra allestita alla Pro Loco in questi giorni, hanno già superato il migliaio ed io stesso son rimasto affascinato ed invito chi non l'avesse ancora fatto, ad andare a visitarla. Il messaggio degli organizzatori, primo fra tutti il presidente dell'associazione Mario Ziulu, è quello di riuscire a trasferire ai giovani (con la riapertura delle scuole saranno previste subito delle visite guidate), la passione e l'interesse per tutte le cose che riguardano la nostra storia passata, in questo caso gli abiti tradizionali. All'ingresso della sala in cui è possibile ammirare la mostra, è esposta una targa in rame realizzata dalla cooperativa La Comunità di Sestu e commissionata dall'amministrazione comunale. La targa verrà donata a papa Francesco in occasione della sua visita pastorale in Sardegna.

La targa che verrà donata a papa Bergoglio.


Una riproduzione della Santa Messa, in cui si può ammirare la varietà dei vestiti.

Su castadori (il guardiano delle vigne) sullo sfondo. Il murales è stato realizzato da Carlo Spiga per l'occasione.

 Seduta la donna oristanese dei mostaccioli.


La processione di ferragosto per l'ascensione della Madonna.


Muccadoris


Il comando dei Carabinieri. Sulla sinistra il mobile dell'archivio, nei sei cassetti in alto i documenti dell'anno in corso, nei sei in basso l'anno precedente.


Muccadoris a scialli.

S'arretrattori (fotografo)


Su cumbidu, tipico po sa coja.


Su caffè cun is Pistoccus.

Su giaccu a pizzicorrus(corpetto)

Gigantografie di foto d'epoca.


Sa safata cun su rosoliu (vassoio e liquori)


Il confessionale è stato interamente realizzato per l'occasione. Il piccolo curioso avrà da raccontare qualcosa in paese.

Sa sposa.

Sullo sfondo il dipinto di Francesco Pitzanti.
Particolare di un bimbo vestito con gli abiti di Sant'Ignazio e una bimba con quelli di Santa Rita, fatto per proteggerli dai malanni più o meno gravi.


giovedì 5 settembre 2013

SUL PIANO DI SVILUPPO AEROPORTUALE (PSA) AL MAMELI DI ELMAS.

Veduta aerea dello scalo di Cagliari/Elmas
Massimo Cellino e Valter Piscedda
Vito Riggio, commissario Enac

Talvolta seguire intricate vicende attraverso pochi articoli sulla carta stampata o qualche servizio al telegiornale, non ci consegna la reale chiave di lettura per una comprensione obiettiva. Anzi il più delle volte i fatti che ci “raccontano” i giornalisti creano confusione e ci impediscono di capire. Un po' per convenienza politica, un po' perchè gli spazi sono sempre troppo pochi per analizzare nel particolare documenti, delibere, opinioni e testimonianze. Questa introduzione non so se calzi a pennello per la vicenda del Piano di Sviluppo Aeroportuale (PSA) della SO.G.AER. per l'aeroporto Mario Mameli di Elmas. Per quanto mi riguarda, però, la giornata trascorsa nel comune masese, coi membri del comitato cittadino che si è costituito per scongiurare l'avanzare del sedime aeroportuale verso il loro paese, ha cambiato il mio approccio verso l'argomento, nonostante fossi comunque già contrario al Master Plan presentato dai gestori dello scalo. La loro apprensione per avere aerei in manovra a soli 200 metri dalle finestre di casa è diventata anche la mia. La loro preoccupazione per gli ulteriori squilibri ambientali, in un territorio già penalizzato dagli scarichi degli aerei, dalla presenza di un inceneritore per rifiuti speciali, dalla vicinanza della statale 130 e della ferrovia, è diventata anche la mia preoccupazione. Il fatto ,poi, che alla maggior parte dei cittadini sardi, il potenziamento dello scalo di Elmas non possa che far piacere, complica l'azione del comitato soprattutto al di fuori del loro paese. L'opinione che mi son fatto è che il progetto possa essere ricondotto ad una misura di maggiore sostenibilità, sia economica che ambientale. La conferma di questo viene direttamente dalle parole del commissario dell'Enac, Vito Riggio. Intervistato dall'Unione Sarda il 9 maggio 2013 dice:”L'aeroporto di Cagliari è sovradimensionato rispetto alle attuali esigenze”. Incalzato dal giornalista sul fatto che lo stesso scalo fosse interessato da un ampliamento, nei terreni già di proprietà del Cagliari Calcio su cui sarebbe dovuto sorgere il nuovo stadio di Santa Caterina, il commissario replica:”Per questioni di sicurezza lo stadio non potrà mai sorgere su quei terreni”. La zona interessata è quella appunto di Santa Caterina (15 ettari circa), una zona che sia l'Unione europea (zona SIC), sia la Regione Sardegna hanno ritenuto meritevole di vincoli di assoluta inedificabilità, per motivi naturalistici e per motivi archeologici. In questo contesto il gestore aeroportuale vorrebbe effettuare una colata di cemento in grande stile, per realizzare piazzali di parcheggio ampi 6,5 ettari. Questo in attesa del potenziale flusso turistico d'elite, generato dagli eventuali investimenti mattonari provenienti dal Quatar e diretti nel sud-ovest della Sardegna. Nonostante l'ex aeroporto militare, circa 200 ettari di estensione, sia già nella disponibilità di Enac e quindi di SO.G.AER dal 2009, anno in cui il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti siglarono l'accordo tecnico che sancì il passaggio dai militari ai civili. Le dimensioni del sedime aeroportuale arriverrebbero a 284 ettari, superando quello napoletano che sopporta traffici decisamente superiori. Perchè non usare questi spazi? Nessuna motivazione ufficiale è stata fornita su questo punto. Nonostante la stessa SO.G.AER abbia già usufruito nel periodo transitorio dei piazzali militari, adeguandoli al traffico civile. Ma la sua forza l'Enac la mostra a ottobre del 2011 con una delibera del suo consiglio d'amministrazione, incrementando la fascia di sicurezza dalla pista di atterraggio, da 500 metri ad 1 km. In questo modo rende i progetti del comune di Elmas e del Cagliari Calcio inattuabili per pericoli legati al volo degli aerei. Ma non solo. Con una semplice delibera di CdA, assoggetta ai cosiddetti “Piani di rischio” circa 40.000 ettari in tutta Italia, corrispondenti a 400.000 metri quadrati di territorio nei pressi degli aeroporti, senza richiedere nessun parere agli uffici preposti al controllo di atti riguardanti importanti programmazioni come quella in questione. Al solo comune di Elmas vengono "sottratti" ulteriori 200 ettari. Una parte di questi sono i famosi 15 ettari di Santa Caterina. Il senso della delibera non è di difficile comprensione. Col PSA di SO.G.AER. i terreni in questione rientrerebbero nel sedime dell'aeroporto. Se, fuori dal sedime aeroportuale, per questioni di sicurezza stadio e residenze non potrebbero sorgere, negli stessi terreni, ma all'interno del sedime, i problemi non sussisterebbero. Cosa significa? I vincoli valgono per i comuni ma non per le società di gestione, che sarebbero libere di edificare alberghi e centri commerciali, sorvolando su leggi, piani urbanistici, piano paesaggistico e tutta la burocrazia a cui sono soggetti i comuni mortali. Lo stesso Riggio conferma questa ipotesi rispondendo ad un giornalista dell'Unione il 7 ottobre 2010: “Non ci sarebbe niente di strano, in tutti gli scali d'Italia i ricavi si basano su hotel e parcheggi realizzati dalle società di gestione”. Questa è una realtà a Pescara, ad esempio, dove a meno di 500 metri dalla pista ci sono ben 4 centri commerciali frequentati da migliaia di persone, ma l'Enac non si preoccupa che possa caderli un velivolo addosso. Circostanza che invece preoccupa l'ente per i tifosi del Cagliari che sarebbero dovuti entrare nello stadio di Santa Caterina, tanto da bloccare la sua realizzazione, nonostante avesse già superato i pareri, forse troppo frettolosi, necessari per permetterne la costruzione. Sicurezza o convenienza? Lo stadio probabilmente non sorgerà mai. C'è anche la probabilità che Cellino abbia fatto la proposta semplicemente per far lievitare i prezzi dei terreni e trarne vantaggio in sede di esproprio. Il Tar del Lazio, nel ricorso presentato dalla SO.G.AER. contro la variante al Puc di Elmas, approvata dal consiglio comunale, proprio per permettere la realizzazione dello stadio, si esprimerà a febbraio 2014. Nel frattempo il gestore dello scalo ha ottenuto una piccola sospensiva su questioni marginali. Di fatto la variante è quindi valida. Il comune di Elmas sembra anche che sia riuscito ad allentare la tensione nei rapporti col Cagliari Calcio, la richiesta danni fatta a suo tempo dalla società per la mancata realizzazione della convenzione (circa 20 milioni di euro), è infatti decaduta ed è ripartita la collaborazione. Gli oneri maggiori sono sempre e comunque a carico dei cittadini, che in questo caso pagheranno gli espropri, attraverso le casse statali e subiranno le conseguenze di un'aeroporto sempre più vicino e sempre più grande, in barba a tutte le favole sulla sicurezza.
(Leggi-Al tar vince il comune di Elmas)
(Leggi-Cellino ricorre al Tar)
(Leggi-Ok al Piano di rischio, stadio più lontano)
(Leggi-La Procura indaga sullo stadio)

Di seguito un'intervista al sindaco di Elmas Valter Piscedda.
Valter Piscedda, sindaco di Elmas dal maggio del 2006.


In cosa consiste il progetto di espansione aeroportuale proposto da Sogaer e a quanto ammonta l'investimento?
Stando a quanto visionabile nel sito dell’Enac, si tratta di un investimento di circa 20 milioni di euro, diluiti nel tempo, che prevedono innanzitutto la realizzazione nel brevissimo periodo di un parcheggio per aeromobili cosiddetti di aviazione generale, ovvero aerei privati, quelli dei vip, diversi da quelli di aviazione commerciale ai quali noi siamo abituati.
Questo parcheggio dovrebbe occupare circa 15 ettari per realizzare circa 30 stalli.
In seguito poi sono previsti riposizionamenti di uffici ed attività varie, con la realizzazione anche di nuove strutture, tra cui hangar, officine, distributori di carburante avio, per arrivare infine alla realizzazione di nuovi parcheggi per aviazione commerciale.

I cittadini del suo comune come vivono questa situazione? E' nata qualche forma di sostegno o di rifiuto al progetto in questione?
Nessuna contrarietà di principio sul progetto di espansione dell’aeroporto, il problema è solo che non si vuole che esso si espanda in direzione del centro abitato del paese, tutto qui.
Per sostenere questa posizione è nato un comitato spontaneo di cittadini, al quale si aggiunge anche l’attività dei partiti politici e di diverse altre realtà, quali le associazioni dei consumatori.

I terreni in cui l'espansione dovrebbe avvenire hanno valore paesaggistico o archeologico? Quale è l'estensione del progetto? Quale sarebbe la distanza effettiva dei confini aeroportuali dalle prime case?
Stiamo parlando di circa 15 ettari di territorio pregiato, di grande valenza archeologica e paesaggistica. Per capirci siamo a ridosso di un’area Sic, quella lagunare, protetta anche dal trattato di Ramsar. Sono presenti specie di avifauna assolutamente rare, che vanno salvaguardate e protette.
L’area ha anche rilevanza archeologica e architettonica, e per questo infatti è stata oggetto di copianificazione in Regione con il ministero per i beni culturali.
Questa espansione avvicinerebbe di ulteriori 200 metri l’aeroporto al paese, ma ciò che è più grave è che avremo i parcheggi degli aerei a 100 metri di distanza dalla chiesetta di Santa Caterina, bene archeologico protetto.

Nella contesa tra Enac e Cagliari Calcio, la prima, per fare in modo di bloccare la potenziale costruzione dello stadio da parte della società di Massimo Cellino, ha raddoppiato da 500 a 1000 metri la lunghezza della fascia di sicurezza aerea. Cosa comporta questo per il territorio del comune di Elmas e per i suoi cittadini?
Che praticamente mezzo paese è stato messo sotto tutela dall’Enac, una cosa assurda.
Dovremo chiedere il permesso all’Enac anche per mettere un semplice pannello fotovoltaico.

Quale è l'alternativa, se esiste, proposta dalla vostra amministrazione in rappresentanza dei diritti dei cittadini masesi?
Diciamo innanzitutto che l’onere di studiare le alternative, spetta per legge a chi presenta i piani di espansione, quindi in questo caso all’Enac ed alla Sogaer, ma giusto per non essere fiscali, noi pensiamo che una valida alternativa sarebbe quella di espandersi verso l’ormai ex aeroporto militare, esteso circa 160 ettari.

Le procedure amministrative che riguardano gli espropri hanno comportato il trasloco di qualche abitante? A che punto sono? E la procedura di V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale) richiesta dalla Regione è stata effettivamente superata?
Gli unici cittadini che hanno subito un danno immediato sono le 5 famiglie di lavoratori dell’Enac di stanza all’aerporto, che paradossalmente sono stati puniti dalla loro stessa azienda. Sono stati tutti già fatti sloggiare. Io avevo proposto una delocalizzazione, dichiarando la disponibilità del Comune ad incentivarla, ma la Sogaer e l’Enac se ne sono praticamente fregati.
Per quanto riguarda le procedure obbligatorie previste dalla legge, l’Enac ha di recente ottenuto l’approvazione da parte del ministero dell’ambiente della valutazione di impatto ambientale, anche se non sono ancora in possesso del decreto. Il passo successivo è la cosiddetta valutazione di compatibilità urbanistica, che appunto è stata appena attivata.

Come vede la recente costituzione di un'apposita authority a livello parlamentare che si occupa dei problemi dei comuni aeroportuali come Elmas? In che modo potrà influire?
Io spero che pian piano possa mettere fine allo strapotere dell’Enac nei confronti delle autonomie locali, e ridare a queste ultime il diritto costituzionalmente garantito di governare i propri processi di crescita e di sviluppo.
L’authority sui trasporti sarà il nostro nuovo interlocutore in questa difficile battaglia, e stiamo predisponendo un apposito dossier che riassuma tutta la querelle.
E anche l’Ancai, l’associazione nazionale dei comuni aeroportuali, di cui io sono vicepresidente nazionale, stà continuando ad operare nella stessa nostra direzione, con il coinvolgimento di tutte le forze politiche ed in particolare per l’Anci.

I contrasti tra Sogaer e comune di Elmas nell'ambito dell'espansione dell'aeroporto, quanto hanno influito nel mancato rinnovo della convenzione per la gestione dei parcheggi che potrebbe costare diverse buste paga masesi, così come prospettato di recente dall'Unione Sarda?
Ufficialmente tra le due cose non c’è nessun nesso, ma tutti pensiamo che si tratti di un dispettuccio di bassa lega fatto dalla Sogaer nei nostri confronti.
Peccato che a subire questo dispetto non sia ne io ne la mia Amministrazione, ma le otto famiglie degli ausiliari della sosta aeroportuale che rimarranno senza lavoro.
Se non fosse per la professionalità di questi operatori, che affiancano i nostri vigili urbani, l’aeroporto sarebbe una giungla senza regole, e ne sono consapevolissimi sia la Sogaer che l’Enac.
Spero che facciano prevalere la ragione sull’emotività.

Quale sarà la futura mossa della sua Giunta in quest'ambito?
Ripeto che non si tratta di dipendenti comunali ma di dipendenti di una ditta privata, quindi ciò che possiamo fare noi è solo perorarne la causa e spingere la Sogaer e l’Enac a valutare i risvolti occupazionali e sociali del perseguimento della volontà di non rinnovare quella convenzione.
Abbiamo già scritto due lettere in questa direzione, siamo ora in attesa di ricevere le risposte che ci attendiamo.


Foto 1.
Zone di tutela.
Foto.2
Foto aerea. Abitato di Elmas sulla sinistra, al centro la zona di Santa Caterina col complesso archeologico, in basso il sedime aeroportuale e sulla destra le ex ferriere.

Foto. 3
Massimo Cellino e Valter Piscedda.

Foto. 3
Progetto stadio Santa Caterina.
Foto. 4
Vito Riggio, commissario Enac.





mercoledì 21 agosto 2013

COMITATO CTM A SESTU: "IL COMUNE TRATTI CON LA REGIONE PER LA LINEA URBANA".



Il 7 giugno 2013 L’Unione Sarda ha titolato:“Ctm: pronti i bus per Sestu, stop della Regione”. Questo ha rappresentato l’estratto più importante, del lungo intervento che il Direttore Generale del Ctm dottor Ezio Castagna, ha fatto il giorno prima 6 giugno durante il convegno organizzato dal comitato civico “Ctm a Sestu”  nell’aula consiliare del nostro comune. Il comitato è impegnato da qualche mese in una raccolta firme (già raggiunto il migliaio), che serviranno da supporto ad una petizione da presentare all'amministrazione comunale, per chiedere un impegno istituzionale maggiore sul fronte della mobilità sostenibile ed in particolare nell'ambito del trasporto pubblico locale, magari chiedendo in regione l'apertura delle linee al Ctm. All’incontro, oltre al dottor Castagna, hanno partecipato il vice sindaco Sergio Cardia, il sindaco di Elmas Valter Piscedda, l’assessore alla mobilità del comune di Monserrato, dottor Sartini. Durante l'evolversi del dibattito, ha preso parola anche il sindaco di Sestu, Aldo Pili. Assente per motivi istituzionali, quindi giustificato,  Michele Cossa, vice presidente del Consiglio Regionale. Assente ingiustificato Giovanni Caria Presidente dell’Arst, azienda regionale di trasporto pubblico. Nonostante la presenza fosse stata confermata dalla segreteria, tramite la dottoressa Mameli, l’azienda controllata dalla regione ha preferito non presentarsi. Il sindaco di Elmas si è soffermato su questo aspetto in maniera netta e decisa “Grave scortesia l’assenza di Arst. Un’azienda mantenuta con i soldi dei contribuenti, non dovrebbe mai sottrarsi al confronto, soprattutto, quando l’invito arrivi da un comitato cittadino che affronta tematiche di interesse collettivo”. Duro anche sull’assenza dell’amministrazione regionale. Secondo Piscedda, nonostante Michele Cossa fosse assente giustificato, l’assenza dell’amministrazione è stata comunque pesante, segno di uno scarso interesse verso la proposta. Partendo dal titolo dell’Unione Sarda, non si può non dare ragione a Valter Piscedda. Il DG di Ctm è intervenuto in maniera plateale sul servizio di trasporto pubblico che interessa il comune di Sestu, puntando chiaramente il dito sulla Regione Sardegna, sottolineando le responsabilità e la competenza legislativa in fatto di trasporti pubblici. Grave anche il ritardo sull'elaborazione del piano regionale dei trasporti. Nonostante il Ctm sia una S.p.A. a totale capitale pubblico con tre soci (Cagliari 67,5%, Quartu 7,5% e Provincia di Cagliari 25%), a disposizione del mercato, quindi a disposizione potenzialmente anche di un  finanziamento diretto da parte dei comuni interessati (Sestu, Elmas e Monserrato in questo caso), le tratte vengono autorizzate dalla Regione, in virtù del fatto che l'amministrazione eroga un contributo sulla  base dei km percorsi (detto bus km), di circa 2,4 euro a km appunto, ma che varia anche in base alla velocità media sostenuta. La linea proposta dal Ctm, detta “direttissima”, sarebbe di carattere “urbano”, cioè la peculiarità che manca al servizio di Sestu, in quanto quello svolto dall’Arst ha carattere “extraurbano”, comunque essenziale, ma non completo per le esigenze attuali del territorio sestese, con una popolazione nettamente superiore rispetto a quindici anni fa e con una molteplicità di attività produttive, che non ha probabilmente eguali nell’area vasta. La proposta del Comitato punta infatti ad ottenere un rafforzamento dell’offerta, tramite l’integrazione del servizio di Ctm, non sostituendo quello esistente garantito dall'Arst. Già i comuni limitrofi, come ad esempio Elmas e Monserrato, godono del servizio di entrambe le aziende. Perché non anche il nostro? Novità importantissima per le prospettive di mobilità dei cittadini di Sestu, sarebbe rappresentata dal collegamento con Elmas, oggi assente, avvicinandoci  all’aeroporto e alla ferrovia che si snoda lungo la fascia della statale 130. Si potrebbe finalmente decidere di lasciare la macchina parcheggiata sotto casa quando si deve partire in aereo e si potrebbe tentare di intercettare parte del traffico turistico che si serve dello scalo aeroportuale. Senza contare che i sestesi potrebbero finalmente raggiungere l'ufficio Inps e l'ufficio del lavoro usando i mezzi pubblici, intercettando la linea 9 che passa ad Elmas e sale verso Assemini. Il valore “urbano” della linea, ci garantirebbe ovviamente le fermate lungo le arterie del nostro comune. E' importante tenere presente che nel bilancio di Ctm finiscono trenta milioni dalle casse della regione e quaranta in quelle dell’Arst. L’ipotetica linea sestese “correrà” per circa 120 mila km annui e varrà di conseguenza circa 280 mila euro di bus km per il Ctm. L’incidenza sul bilancio regionale è decisamente bassa, visto il livello di contribuzione di cui godono entrambe le aziende. Per fare un esempio ancora più significativo, basta pensare che il Ctm percorre 13 milioni di km e serve 35 milioni di passeggeri in un anno, usando una flotta che a quanto pare è la più nuova d’Europa con i suoi tre anni di vita. Perché la Regione ci tiene fuori da questo circuito, o meglio perché la Regione non riconosce per Sestu anche la linea urbana? Perché (questa viene detta la domanda per antonomasia!) non si innescano le dinamiche che favoriscono lo sviluppo del trasporto pubblico locale? Il vice sindaco Cardia si è schierato dalla parte del Comitato. Il suo intervento è stato esaustivo e consapevole delle criticità che vive il servizio di trasporto pubblico di Sestu. “Al paese manca la linea urbana. Basta con i tentennamenti ed i ripensamenti, questo ci consegna lo stesso servizio di trent’anni fa” e continua “non si tratta solo di abbassare le frequenze, bisogna aprire subito un tavolo tecnico, i documenti che riguardano la mobilità son stati già sottoscritti dal patto dei sindaci durante la stesura del piano strategico, resta solo da applicare ciò che si è scritto, ma oggi di fatto il comune di Sestu resta fuori dai giochi”. Il sindaco Pili col suo intervento ha invece deciso di non abbracciare la proposta del comitato, rimanendo stabile sul fatto che sia sufficiente la presenza di Arst. Il fatto che Elmas, Assemini e Decimo siano servite da Ctm è frutto di favori di amici in regione. Pochi giorni dopo il convegno il sindaco ha tra l'altro incontrato proprio i vertici di Arst, per chiudere il cerchio sul discorso della navetta verso la fermata metro del policlinico e sul potenziamento del servizio verso Cagliari, così come rappresentato dal Direttore Generale dell'azienda regionale Poledrini, durante il convegno di maggio dei Riformatori. Il comitato è riuscito però a strappare una promessa a Pili, grazie anche alle pressioni del sindaco masese Piscedda. Verrà inviata in Regione una richiesta di incontro congiunto Sestu-Elmas, per discutere di mobilità e anche del possibile ingresso del Ctm a Sestu. Oltre a questo impegno però, i cittadini che hanno deciso di sottoscrivere la petizione “Ctm a Sestu”, che a breve sarà depositata in comune, chiedono un maggiore impiego di risorse regionali ed il riconoscimento della linea urbana, senza per questo essere privati del servizio Arst. Il futuro della mobilità, è auspicabile che sia nel segno della sostenibilità, ogni giorno su Cagliari si riversano 176 mila macchine con una media di 1,2 passeggeri. Questi dati non hanno di certo un carattere di sostenibilità e per migliorare ci deve essere anche la volontà di utilizzare i mezzi pubblici, dopo che si chiede di istituire linee più efficienti. L'iter per la costituzione di un'azienda pubblica unica con un troncone urbano ed uno extraurbano, potrebbe rappresentare una grande occasione per snellire gli apparati amministrativi e risparmiare diversi milioni e sarà probabilmente il percorso che ci verrà chiesto di seguire dall'Unione Europea. La Sardegna ovviamente si prenderà i suoi soliti tempi burocratici da pachiderma. I vertici di Arst e Ctm sono decisi dalla politica. Per Arst la competenza è della Giunta Regionale, che di recente (2010) ha portato da tre a cinque il numero dei consiglieri d'amministrazione (i due aggiunti sono ex consiglieri regionali, uno del Psd'Az e uno dei Riformatori) e ha aumentato gli stipendi dei suoi membri rapportandoli, per il presidente a quello di un direttore generale di ente regionale con 20 anni di anzianità (150-170 mila euro), per i consiglieri al 50% di quelli del presidente. Nel Ctm le nomine spettano in base alle quote di capitale, così Cagliari mette 3 consiglieri e il presidente, Quartu e la Provincia un consigliere. L'auspicio è che gli interessi personali o di partito vengano una volta per tutte messi in soffitta e vengano invece rispolverati i cari interessi delle comunità.




giovedì 18 luglio 2013

La compagnia delle opere o l'Armata Brancaleone?


Tornano alla ribalta le "grandi opere" della giunta Pili. Come al solito, però, si affrontano i problemi curando il sintomo e non la causa. Un'accurata progettazione attraverso la stesura del piano del traffico, seguendo i dettami dei documenti sottoscritti anche dal nostro comune in sede di area vasta, attraverso il piano della mobilità contenuto nel Piano Strategico Intercomunale, sarebbe stato un passo auspicabile che la nostra amministrazione avrebbe dovuto fare domani mattina. Invece ieri sera si è deciso di fare l'ennesimo passo indietro a discapito della Piazza Pertini. Le sue dimensioni verranno drasticamente ridotte, col favore anche di buona parte della popolazione probabilmente, che chiede più sicurezza e più fluidità veicolare. Durante la settimana della mobilità che di recente proprio l'amministrazione guidata da Pili ha organizzato, sembrava che il professor Italo Meloni fosse stato effettivamente incaricato di preparare un piano organico di gestione del traffico. A quanto pare è stato solo fumo negli occhi?

Di seguito quello che scrissi sull'argomento tre anni fa.
(Articolo pubblicato il 04/09/2010 su L'Occhio del Cittadino OnLine).

Il dado è tratto. Il 3 agosto 2010 alle ore 12,40 la Giunta comunale si è riunita e ha deliberato il primo atto per la costruzione della rotonda tra via Monserrato, via Tripoli e via Bologna, decretando di fatto la cancellazione della piazzetta intitolata allo storico presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Il traffico sarà piu sicuro e la viabilità più scorrevole secondo il Sindaco Aldo Pili. Un punto nevralgico e pericoloso lo snodo all'ingresso del paese dopo la Cooperativa Dedalo, davanti alla via Bologna. 100 mila euro di spesa per realizzare la rotonda progettata dall'ingegner Cabiddu di Villanova Strisaili. A lasciare un po' perplessi sono però le dichiarazioni del primo cittadino sestese, quando gli viene chiesto che fine faranno gli alberi. “Lo spazio verde -ha dichiarato- sarà fruibile al centro della rotonda”. Certo, è davvero impensabile immaginare la rotonda piena di bambini che giocano a palla e corrono respirando l'aria pura del paese. Stupisce e incuriosisce anche l'aspetto a carattere d'urgenza dell'opera, che invece denota scarsa lungimiranza e carenza di programmazione in materia di viabilità, impiegando risorse per tamponare delle falle e non per affrontare il problema del traffico in maniera organica. Durante la campagna elettorale per le amministrative di maggio il centro sinistra capeggiato da Aldo Pili, puntò sulle opere pubbliche realizzate e da realizzare. "Sono state recuperate e abbellite tutte le piazze del paese negli ultimi cinque anni di legislatura" affermava Pili. Bene, dopo i 5 anni trascorsi a migliorare e abbellire tutte le piazze del paese, arrivano i 5 anni per eliminarle.

                                                                                                                                                 Fabio Usala
                                                 

martedì 5 marzo 2013

ULTIMO TRENO PER LA ZONA FRANCA FISCALE IN SARDEGNA.

(Dal numero 1/2 Gennaio-Febbraio 2013 de L'Occhio del cittadino, mensile di informazione sestese)

Il 7 febbraio del 2012 la Giunta Regionale guidata da Ugo Cappellacci ha deliberato per “l’attivazione di un regime doganale di zona franca esteso a tutto il territorio regionale con perimetrazione coincidente con i confini naturali dell’Isola di Sardegna e delle sue isole minori”. Questo basterebbe a fare entrare nella storia di tutti i sardi questa data. Ma i motivi per essere ricordata diventano addirittura due, perché il Presidente della Regione e la sua maggioranza, che ricordiamolo è formata anche dal Partito Sardo d’Azione e dal partito dei Riformatori Sardi, hanno dimenticato di raccontare la verità sul processo di partecipazione dal basso che ha portato a quella delibera e perdipiù hanno deciso di non invitare il vero protagonista degli eventi alla conferenza stampa che annunciava il fatto e cioè il popolo sardo. Ancora una volta la politica avrebbe voluto i meriti di una cosa che neanche ha mai dimostrato di voler fare. L’incontro svoltosi a Sestu venerdì 8 febbraio organizzato dal Movimento Artigiani e Commercianti Liberi, ha dato una perfetta spiegazione dei fatti, svelando i soliti retroscena della politica arrivista guidata da Roma, sostenuta purtroppo anche da partiti che sfoggiano la loro sardità in Consiglio regionale come i riformatori e i sardisti appunto. All’incontro, moderato da Gianluca Argiolas, hanno partecipato l’avvocato Francesco Scifo, la dottoressa Maria Rosaria Randaccio, dirigente in pensione dell’Intendenza di Finanza, Giuseppe Marini e Giuseppe Carboni, capolista alla camera nella lista Soberania. Durante il convegno è stato sottolineato in maniera decisa come il Movimento Artigiani e Commercianti Liberi abbia a Sestu il suo nucleo più forte e la sua sede. Tre sestesi poi, Sandro Piga, Benedetto Soru e Carletto Ledda sono tra i firmatari della diffida inviata dall'avvocato Scifo alla Regione, all'Autorità Portuale di Cagliari e al Comune di Cagliari, per la parte di loro competenza, a causa della carenza negli atti amministrativi che servirebbero ad avviare l'attivazione della zona franca causando un grave danno economico alla Sardegna (fra gli oltre duecento comuni che hanno deliberato in attesa dei dovuti atti da parte della Regione sarda, capolista Portoscuso, non figura il comune di Cagliari, mentre il comune di Sestu con la delibera 74 del 24 novembre 2011 ha manifestato la sua volontà a favore dell'istituzione dell'extra-territorialità doganale). E' importante sottolineare, e questo è stato fatto benissimo da Giuseppe Carboni e Giuseppe Marini durante il convegno, che la Regione sia stata costretta a manifestare la volontà di istituire la zona franca presso l'Unione Europea, da un blitz dei commercianti, unico nella storia della Sardegna, nell'ufficio di presidenza presieduto da Cappellacci, perchè già da tempo rifiutava di riceverli. L'ennesimo rifiuto all'incontro promesso al Movimento, ha costretto un cambio di strategia. L'ufficio è stato occupato e alcune persone hanno addirittura passato la notte al suo interno, fino a che non si è giunti all'incontro col Presidente. E' stato stilato un documento, che a giorni dovrebbe essere inviato a Bruxelles per fare in modo che la Sardegna venga inserita tra le zone franche del regolamento doganale europeo. “Se Cappellacci dovesse mancare anche stavolta all'appuntamento con la storia” sottolinea Carboni “ci prenderemo comunque quello che ci spetta”. Tutto questo deve avvenire per forza entro il termine perentorio del 24 giugno 2013, data in cui la legge europea supererà l'articolo 87 della costituzione come competenza, articolo che stabilisce il diritto della Sardegna ad essere zona franca fiscale, così come la legge costituzionale 26 febbraio 1948 che ha approvato lo statuto speciale per la Sardegna e l'importante decreto legislativo numero 75 del 1998, che raccoglie le norme di attuazione per l'istituzione di zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in tutti gli altri porti o aree a loro funzionalmente collegati. Da questo si evince che la latitanza della politica ad un fondamento per lo sviluppo della nostra terra è ormai pluridecennale, dal 1948, anno in cui nel nostro statuto venne scritto che avere la zona franca era ed è un nostro diritto. Latitanza verso semplici atti amministrativi per affermare cose già scritte da tempo. Si evince anche che la forza del popolo attraverso i movimenti ed attraverso la spinta delle amministrazioni comunali, le istituzioni più vicine ai cittadini, sia stata la vera promotrice di questa, si spera, svolta epocale. Il popolo sardo sarà protagonista del suo cambiamento e non i partiti, che rappresentano una caricatura della realtà. Anzi, la vera guerra sarà da combattere dopo che la zona franca sarà eventualmente istituita. Il suo controllo sarà affidato ad una commissione, dalla quale a quanto pare si vorrebbe già escludere la rappresentanza popolare. Il Movimento si sta battendo da subito per fare in modo che un suo rappresentante venga inserito. L'intervento della dottoressa Randaccio ha fatto un lungo escursus, sul percorso che da oltre un anno la vede impegnata per fare in modo che la zona franca diventi una realtà concreta. I cittadini intervenuti numerosi nell'aula consiliare di via Scipione, hanno riconosciuto l'impegno della dottoressa sottolineandolo più volte con lunghi applausi e tanto calore nei suoi confronti alla fine del convegno. La dottoressa ha inoltre illustrato alcuni dei vantaggi che la zona franca porterebbe al territorio isolano: dalla diminuzione o completa eliminazione di imposte come l'iva, alla riduzione delle accise sul carburante, con ricadute evidenti sui consumi e sull'occupazione, parlando dell'esempio delle città italiane di Livigno e Campione d'Italia, le uniche zone franche italiane inserite nel regolamento doganale europeo. La Sardegna potrebbe potenzialmente divenire la meta più ambita di molti investitori nel Mediterraneo. La tutela per i sardi verrebbe dal fatto che le società dovranno essere partecipate da almeno un sardo che dovrebbe detenere non meno del 51 per cento della proprietà. Importante per rovesciare il nostro status di sottoposti sempre e comunque.

venerdì 22 febbraio 2013

VERDE URBANO E DINTORNI.

(Dal numero 1/2 Gennaio-Febbraio 2013 de L'Occhio del cittadino, mensile di informazione sestese)


Dando una rapida occhiata sui social network (Facebook ad esempio), ci si può accorgere delle perplessità e della preoccupazione che ha sollevato in molti cittadini il taglio di numerosi alberi in diverse vie di Sestu. Via Cagliari, via Costituzione, via Gorizia, via Dante e via Giulio Cesare. Sono solo alcuni atti della strage silente di opere decennali della natura che si sta compiendo. Secondo il parere dell'amministrazione è invece in corso da diversi anni un'opera di manutenzione straordinaria delle alberature, chiamata Piano esecutivo d'intervento, finanziato con 20.000 euro e contenuto in una deliberazione della giunta comunale (237 del 21/12/12). Il piano, come indica la delibera, consisterebbe in un mero ripristino che non determina incremento di valore delle aree verdi. L'assessore ai lavori pubblici Antonio Piras durante la seduta del consiglio comunale in cui si fa la ricognizione sull'operato della giunta, espone la posizione della maggioranza di centro-sinistra. A Sestu in fatto di aiuole e giardini non mancherebbe proprio niente e anzi, tanto la giunta ha fatto per migliorare le carenze, concimando, potando e ripulendo dove era sporco, tutto in linea con il Piano d'intervento succitato. Come già scritto però, l'impressione di tanti cittadini è che in certe situazioni sia mancata la giusta sensibilità per difendere parecchi alberi dalla definitiva scomparsa. Fa dunque piacere che la giunta abbia invitato la popolazione, scuole dell’infanzia in testa, ad un evento che prevede la piantumazione, in via Piave lungo l’argine del fiume,  di 200 alberi donati gentilmente dal corpo forestale. Auspichiamo che non vada a finire come nel marzo del 2009, quando con un’identica manifestazione tenutasi a Cortexandra, tanti bambini imbracciarono la zappa per piantare degli alberi, che oggi, però, non esistono più per mancanza di cure. Lo spazio pubblico messo a disposizione al tempo, è ora gestito da un’azienda privata. Inoltre l’amministrazione dedicò diverse di queste piantumazioni ai nuovi nati di quel periodo, certificandolo con l’inviò di pergamene a diverse famiglie e augurando “Che un albero rigoglioso potesse effondere (produrre) tanti buoni frutti nel giardino della vita”. Stupisce quindi che diversi assessori e consiglieri comunali non siano neanche al corrente del fatto che l'articolo 85 del regolamento edilizio allegato al Piano urbanistico comunale contenga il "Regolamento del verde urbano e territoriale", probabilmente copiato e incollato da altri già esistenti, senza fare delle effettive valutazioni sul territorio,  ma nonostante tutto inserito in strumento normativo da rispettare. Le finalità del regolamento comprendono"Le norme generali per la razionale, efficace ed economica tutela e conservazione del verde presente sul territorio comunale e per la coerente progettazione di nuove realizzazioni". Quindi per le finalità del Piano d'intervento inserito nella delibera 237, la giunta, dovrebbe far rispettare le norme generali dettate dal regolamento sul verde. La cura dei giardini nel 2011 è costata circa 160 mila euro. I servizi  vengono affidati a cooperative sociali di tipo B, come la Se.Se, che ad esempio per il mese di novembre 2012 per la "manutenzione ordinaria" ha incassato poco più di 12.000 euro come indica la determina 2284 del responsabile del servizio il geometra Spanu. Tanti soldi per mantenere degli spazi che il più delle volte non sono fruibili perchè sporchi, pericolosi e addirittura vertono in uno stato di totale degrado come il giardino di Piazza della Libertà lungo la via Cagliari, in balia di giovani vandali. Si spera che il prossimo affidamento del servizio di manutenzione del verde per il triennio 2012/2013/2014 rappresenti una miglioria e garantisca trasparenza negli interventi svolti, visto che rappresenta una grossa opportunità economica per chi se lo aggiudica. Tra l’altro il vice sindaco Sergio Cardia è presidente di un’associazione di cooperative (Agci), questo potrebbe essere un’ulteriore garanzia per la sua esperienza, ma anche una possibile fonte di conflitto d’interessi, nonostante lui stesso respinga al mittente questa critica.  Certo chi effettua materialmente i lavori probabilmente non ha colpa di certe carenze, ma dando uno sguardo al parco di via Fiume pare che il lavoro venga lasciato a metà. Gran parte delle siepi sono secche, gli sfalci delle potature sono disseminati un pò dappertutto e i rifiuti vengono accatastati all'ingresso e vengono raccolti in buste nere, il cui utilizzo dovrebbe essere vietato. Quindi i soldi che si spendono forse sono troppo pochi per riuscire a garantire un bell'aspetto dei nostri giardini oppure serve un coordinamento migliore del lavoro dei soggetti incaricati dal comune, anche perchè nelle determine che autorizzano i pagamenti, il responsabile sottoscrive che è stato controllato l'effettivo svolgimento del lavoro a regola d'arte. Manca anche una sorveglianza che garantisca la sicurezza all’interno della struttura, perché gruppi di giovani sono liberi di lanciarsi le pietre o di tenere i cani liberi mentre i bambini giocano e se una mamma prova a lamentarsi, come è successo in passato, viene minacciata. Si potrebbe quindi pensare sia una fortuna che le previsioni di crescita di Sestu inserite nel Puc abbiano fallito il tiro, così si risparmia ad un territorio carente di servizi un ulteriore sacrificio, anche se le promesse erano altre. Sviluppo, integrazione, servizi, ecc.  Secondo quanto previsto dai tecnici in sede di stesura del Puc, Sestu oggi avrebbe dovuto avere 22.202 abitanti. Molti di più rispetto ai dati effettivi a giugno del 2012, i residenti infatti si fermano a 20.273 e a dicembre del 2011 erano 20.229, in sei mesi circa 60 abitanti abitanti in più. Il trend di crescita indicato dalla relazione allegata al Puc è di 900 abitanti in più all'anno circa. Nel 2010 e nel 2011 si è registrato un aumento di circa 300 abitanti, nel 2012, probabilmente si scoprirà che non si saranno superati i 100 abitanti in più. Il capitolo di bilancio per entrate da Buccalossi per le zone attestate lungo la ex-131 ha avuto accertamenti inferiori per circa 320.000 euro, nonostante le entrate per il centro abitato abbiano avuto un accertamento di poco superiore alla previsione. Puntando tutto sulla crescita e sull'espansione edilizia in un periodo di forte rallentamento del settore, che stenta a vendere l’esistente e che obbliga le famiglie italiane a spendere più di tutti in Europa per acquistare casa, si sta forse seguendo un modello di scelte urbanistiche  che sta scomparendo, anche perchè gli studi ci dicono che la Sardegna perderà circa 500.000 abitanti nei prossimi decenni e gli abitanti con ogni probabilità si concentreranno attorno a Cagliari e Olbia, che diventeranno le due macro-aree di riferimento. Niente è stato fatto ad esempio per i canoni d’affitto popolari, vista anche la vicinanza del centro universitario di Monserrato. Importante sottolineare poi , che il comune di Sestu insieme ad altri 18 comuni ha sottoscritto il piano strategico per l'area vasta, un interessantissimo documento di programmazione territoriale, che critica in maniera convinta la dispersione urbanistica e cioè la crescita delle città nelle campagne in maniera speculativa. Questo perchè si aumentano i cosiddetti costi sociali. A Sestu forse in parte è successo con la tassa sui rifiuti. Curioso quindi che in sede provinciale si sottoscrivano questi documenti, mentre in sede comunale, magari per fare un favore a qualcuno si prevedono delle zone di espansione estremamente estese ed anche in zone inondabili, vedi la lottizzazione sul rio Su Pardu del gruppo Gieffe, caricando talvolta di costi insostenibili dei cittadini che saranno magari costretti a liberarsi delle terre per pochi soldi visto il periodo di deficit del mercato immobiliare. La parentesi sull'edilizia è doverosa, quando si parla di verde, anche perchè talvolta si cerca di far passare delle cementificazioni come dei parchi. A Cagliari la giunta battezza "parco" un parcheggio da 300 posti auto nel centro cittadino, solo perchè si realizza un prato e si piantano due alberi. Gli amministratori sestesi hanno dimostrato di avere a cuore la cementificazione e si sono disinteressati della cura del nostro territorio. Il caso "Corte del Sole" ha portato addirittura la magistratura dentro l'ufficio tecnico comunale per presunti illeciti sulle concessioni edilizie. Anche il piano per l'area vasta sottolinea che manchi un vero e proprio governo del territorio, le amministrazioni comunali arrancano e improvvisano per risolvere i problemi, che ormai sono strutturali. Oltretutto, avere degli strumenti normativi e dimenticarsi di essi e ancora più svilente, visto che per realizzarli si spendono risorse pubbliche. Il regolamento sul verde urbano di cui si è dotato il comune di Sestu è stato dimenticato nonostante sia molto valido. Parla addirittura di orti urbani, una pratica consolidata in diversi comuni della Sardegna, che potrebbe sicuramente trovare applicazione anche a Sestu, magari sfruttando le aree pubbliche invase dalle erbacce. Il testo prevede anche la possibilità di stipulare delle convenzioni tra amministrazione e privati cittadini che hanno a cuore la valorizzazione del verde di quartiere per gestire spazi o realizzare interventi che hanno questo scopo. Ci sono diverse mamme che avrebbero particolare interesse a portare avanti simili iniziative, tutto dipende dalla capacità di chi guida il paese di riuscire a cogliere anche queste sensibilità della comunità, di cui loro stessi si son fatti promotori inconsapevoli con la stesura di questo regolamento. L'auspicio per evitare abbattimenti anche in futuro, è che i tecnici consultino questo regolamento quando andranno a progettare ad esempio marciapiedi o parcheggi, poichè in esso è contenuto l'avvertimento ad utilizzare solo determinate varietà arboree per evitare i sollevamenti dell'asfalto da parte delle radici. Se guardate poi il marciapiede nuovo di zecca di via Giulio Cesare giusto nel punto dove è stato abbattuto il grande pino, noterete che non è stato realizzato lo scivolo per i disabili e i passeggini, nonostante l'abbattimento sia stato eseguito proprio per garantire loro il passaggio. Il regolamento parla anche delle regole da rispettare dentro i parchi. Ad esempio non entrarci fuori dagli orari stabiliti, non lasciare liberi i cani, non condurre veicoli di nessun tipo. Bene queste sono tutte pratiche svolte regolarmente nel nostro parco. Le domande son sempre le stesse. Perchè fare le regole se non si riesce a farle rispettare? L'amministrazione di un comune è diventata un'utopia. E non parlo di buona amministrazione, ma di semplice e pura conduzione dell'ordinario. Il pretesto del verde urbano può portarci a parlare di tante dinamiche amministrative e in ogni caso l'attività di governo risulterebbe insoddisfacente nella pratica, ma lungimirante ed operativa nei propositi. Basterebbero meno promesse inutili per accaparrarsi i voti e stabilire pochi punti importanti da realizzare nei cinque anni di governo ottenendo il massimo accordo possibile fra le parti politiche, giusto per rilanciare il territorio e renderlo anche più bello. Nel caso del verde urbano si potrebbe potenziare il regolamento esistente, ad esempio stabilendo che ad ogni abbattimento debba corrispondere la messa a dimora di tre alberi anche in punti diversi del paese. Si potrebbe trovare un'area comunale (anzichè svenderla come si è fatto per altre) e trasformarla in un grande parco, come forse si sta cercando di fare oggi. Un’oasi verde vicino ad un paese può diventare anche un modo per preservare e conservare la sua identità. Mettendo a dimora essenze e piante tipiche e facendole conoscere ai bambini. E’ importante sapere, poi, che per gli abbattimenti servono autorizzazioni specifiche dal comune. Chiedetevi quale deve essere la Sestu del futuro. Siete sicuri che senza alberi sia possibile arrivare a quel futuro?