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venerdì 3 luglio 2015

CAGLIARI CITTA' CAPITALE.

Sono nato e cresciuto a Cagliari. Ci ho abitato fino a 30 anni. Stampaxi fiat comenti'e una bidda. Sono sestese da 10 anni circa. Moglie sestese e figli sestesi. Uno di 3 anni e uno di 6 anni. Piccoli, ma ho già iniziato ad insegnargli la lingua dei loro nonni. Su sardu. Mi sento cagliaritano e sestese allo stesso modo. Ho a cuore l'interesse di tutte e due le comunità e per tutte e due provo ad impegnarmi in maniera costante. Seguire i dibattiti politici, partecipare agli eventi, proporne. Insomma alimento la vita sociale. Mi sento sardo nell'anima e vedo la Sardegna come la mia nazione. Come parte integrante del mondo, capace di autodeterminare le sue sorti e capace di uscire dall'isolamento imposto dalla dipendenza italiana e non dall'idea di indipendenza degna degli stati e dei popoli più ricchi e prosperi. Da qui vorrei partire. Dallo Stato che siamo stati in epoca giudicale. Stato di comunità. Quasi novecento "biddas" si contavano, oggi ne restano meno di 400, ma non è il numero di certo ad averle rese inutili, ma il loro senso di esistenza nella Sardegna di oggi. Disgregata, spopolata, umiliata dalle bombe e dai veleni. Vorrei parlare della Cagliari che ho conosciuto da piccolo. Casteddu de basciu. La Cagliari dei lattai, dei panettieri, dei macellai. La Cagliari di signora Maria, signor Efisio, signor Pasqualino. Del mercato di Santa Chiara e di Piazza Yenne, dove volendo ti podiast comprai una pariga de cratzolas. Dove nonostante tutto potevi anche impennare in bicicletta. Una Cagliari che non c'è più. E certo. Direte voi. Il progresso e l'evoluzione ci devono far andare avanti, dobbiamo migliorare. Giusto. Centri commerciali, telefonini, computer. E chi dice di no. Mi riferisco solo alla voglia delle persone di stare insieme e di vedersi, di parlarsi. Non di sfuggirsi, di avere paura l'uno dell'altro. La città dell'accoglienza. La prima volta che un senegalese è venuto a casa mia a giocare avevo forse dieci anni. Oggi abbiamo paura di riceverli a casa nostra? Mi fa molto più paura la prossima decisione dell'UE sul TTIP, il trattato che distruggerà i nostri mercati agricoli e la nostra sanità se non verrà bloccato. Non dimentichiamoci che tutte le attività che ho citato, insieme ai nomi, erano attività da cui campavano interi nuclei familiari. Stabili. Non un barlume di America dato dalle continue alternanze nelle serrande cagliaritane o da un contratto part-time da Auchan per qualche mese. Ormai ci siamo persi. Abbiamo perso la nostra vocazione storica comunitaria. Il fulcro della vita in Sardegna. S'ajudu torrau. Sa passilara po fai sa spesa in sa buttega e sa ciaciarrara cun tzia Pepa. Banale? Direi di no. Il premier greco Tzipras chiede con toni e importanza diversi la stessa cosa ai suoi cittadini. Ripudiate un modello economico che non ci vuole dentro il mondo ma ai margini. Il senso è questo. Poi certo lo sviluppo e il progresso vadano avanti, ma se le persone restano indietro è progresso? Io ho questo fervido ricordo de Casteddu. Vuol dire che stavo bene. Vuol dire che un passo indietro a tutti livelli potrebbe essere salutare per rinsaldare la disgregazione sociale diffusa. Uno sguardo a su connotu ci aprirebbe le porte po su benidori, per il futuro. La storia ci insegna e la storia sarda è fatta di tante grandi cose. Vi propongo di seguito la proposta politica che io e il mio partito ProgReS abbiamo deciso di sottoscrivere. Una patto che va nelle direzione della Sardegna delle comunità, in parallelo con l'Europa dei popoli. Si propone una visione di Città Capitale, quale Cagliari dovrebbe essere di diritto ma ancora non lo è. Una Cagliari abbagliata dagli effetti speciali, dove la tassazione è tra le più alte in Italia e dove anche i prezzi dei beni e delle materie mettono in difficoltà le famiglie, nella spesa quotidiana. Una Capitale monca, dove si ha difficoltà anche a far partire la raccolta differenziata e ad aprire le porte al turismo. Capitale del Mediterraneo con le serrande abbassate. Spero con questo mio scritto di alimentare un dibattito già ricco di spunti. Il messaggio di fondo credo però che sia ben chiaro. Cagliari è la Capitale e si deve fare con tutti i cagliaritani e con tutti i sardi.



Patto Costitutivo del Laboratorio
CAGLIARI CITTA’ CAPITALE”

Le sottoscritte associazioni culturali, organizzazioni no profit, circoli e movimenti politici, operatori della cultura e delle professioni portatori di competenze ed espressione della società e delle comunità cagliaritana, sottoscrivono il presente patto costitutivo per la creazione del Laboratorio “Cagliari Città Capitale”, con l’obiettivo di dare vita e contenuti dal basso, attraverso un processo inclusivo ed identitario autonomo e distinto dai tradizionali schieramenti di centrodestra e centrosinistra, ad un programma politico-amministrativo e ad una coalizione civica in vista della scadenza elettorale del 2016. I contenuti culturali, politici e di governo fondamentali sono declinati come segue:

1 - L’Autonomia e il suo modello di sviluppo hanno concluso il loro ciclo
Le politiche di austerità europee hanno comportato, nello specifico italiano, una centralizzazione dell’organizzazione statuale, che ripudia il principio della sovranità popolare. In Sardegna la fase autonomistica non ha saputo sviluppare benessere duraturo e rispettoso dei beni comuni primari (suolo, aria, acqua), mortificando le naturali vocazioni e i saperi propri della nostra terra. Ciò è avvenuto per responsabilità delle élite locali, che non hanno saputo o voluto dare risposte all’altezza dei bisogni di benessere e di pari opportunità del popolo sardo.
Consideriamo pertanto conclusa la fase dell’Autonomia e riteniamo urgente e necessario aprire un processo culturale, sociale, economico e politico nuovo che dia speranza e concretezza emancipativa alla Sardegna. Assumiamo il principio di Autodeterminazione del popolo sardo e della Nazione Sarda, cosi come sancito dall’ONU e ratificato dalla Conferenza di Helsinki, e un modello di sviluppo sostenibile, come elementi distintivi e valoriali di riferimento, così che possa essere esercitato a tutti i livelli politici ed istituzionali il principio di sovranità e di autogoverno.
Questo progetto e i suoi contenuti di merito si pone oggettivamente, sul piano sociale, politico, economico e culturale, in alternativa ai progetti espressi e tutt’ora in corso sul piano locale, sardo ed italiano sia nel centrodestra che nel centrosinistra, costituendo di fatto e in diritto l’elemento discriminante per la definizione di accordi e/o alleanze elettorali, politiche, istituzionali.
A questo laboratorio aderiscono pertanto persone e organizzazioni che hanno radicamento in Città e in Sardegna, soggettività di comunità e di rappresentanza del territorio che abbiano la volontà e la capacità di svilupparsi in modo plurale, inclusivo e identitario, con caratura internazionale e visione euro mediterranea, con forti connotati di indipendenza e non subordinazione organica e gerarchica a segreterie o direzioni esterne.

2 - La Città di Cagliari, tra crisi sociale e inadeguatezza del quadro di riferimento istituzionale
A Cagliari negli ultimi quattro anni (2011-2014) gli abitanti sono diminuiti più che nel quadriennio precedente (2008-2011). Gli iscritti ai Centri Servizi per il Lavoro, nella sola capitale, sono passati da 29.700 (maggio 2011) a 37.070 (dicembre 2014). Il tasso di disoccupazione, dal 2007 a oggi, è passato dall’11% al 19%.
L’assenza, per responsabilità della Regione, di un quadro di riferimento istituzionale certo sull’articolazione dei poteri sub-regionali, e la mancata forte spinta riformatrice nel governo del capoluogo unitamente alla rinuncia del Sindaco e della sua maggioranza a porsi alla testa dei Comuni sardi nel contrasto alle politiche governative di spending-review non hanno consentito alla Città di porsi come la locomotiva di un nuovo progetto di sviluppo sostenibile, capace di mettere in rete comuni e città sarde e questi in relazione con la Regione Autonoma della Sardegna e con i processi di area vasta di carattere sub-regionale connessi all’efficienza e all’efficacia nella gestione e allocazione dei servizi e articolati per competenze e vocazioni dei territori, secondo il principio di adeguatezza e sussidiarietà.
Occorre pertanto dar voce e rappresentanza a un punto di vista organizzato e organizzabile sia per il riscatto da un’esistenza segnata dalla povertà, l’emigrazione e la solitudine di larghi ceti popolari sia per la positiva iniziativa delle forze imprenditoriali, intellettuali, della cultura e dei servizi, che intendono concorrere alla creazione di lavoro e ricchezza diffusa orientata ai fini sociali, in un quadro di sviluppo economico sostenibile e rispettoso dell’uomo e dell’ambiente.

3 - Esercitare le prerogative democratiche e di governo legate alla sovranità popolare
Le elezioni rappresentano un momento importante, anche se non esclusivo, per l’esercizio delle prerogative legate alla sovranità popolare. Quelle di Cagliari del 2016 rappresentano uno snodo strategico, perché con l’elezione Sindaco della città capitale si determineranno condizioni oggettive di attribuzione di ruoli e competenze, sia per via della costituenda Città metropolitana, sia per l’oggettiva urgenza a legislazione vigente di una governance dei processi Area vasta che oggi consta più di 400.000 abitanti su settori quali mobilità, uso e pianificazione del suolo, politiche commerciali, ciclo dei rifiuti.
Questo nuovo scenario istituzionale impone un forte, radicale e consapevole esercizio di direzione e coordinamento istituzionale in capo al Sindaco metropolitano e contestualmente di esercizio delle prerogative di alta amministrazione e governo dell’esecutivo nel rispetto del ruolo di indirizzo, programmazione e controllo del Consiglio Comunale, a cui devono essere ricondotte e rese coerenti con gli indirizzi generali di governo, l’insieme delle scelte strategiche e di assetti negli Enti, nelle Agenzie, nelle società a partecipazione pubblica, compresi l’insieme della strumentazione pubblica operante nella sanità, nell’istruzione, nei trasporti e nel credito.

4 - Costruire il percorso Agenda 2019
Il progetto per Cagliari Città Capitale, per sua natura e portata dei temi e dei ruoli di governo e di rappresentanza oggettiva, costituisce una tappa decisiva di un percorso più generale che definiamo Agenda 2019.
Siamo consapevoli che senza lavoro non c’è libertà, e senza autodeterminazione in Sardegna non c’è esercizio vero dei poteri sovrani. L’attuale deriva neo centralista e semicoloniale va combattuta con la costruzione di una alleanza sociale, culturale politica ed economica, che abbia forza, capacità e intelligenza di imporre l’apertura, nella società sarda e nella Regione una nuova stagione politica, istituzionale e di governo per l’Autodeterminazione del popolo sardo.

5 - Democrazia, partecipazione e crisi della rappresentanza
Con questa proposta politico-culturale-istituzionale e di governo vogliamo contribuire come cittadini singoli o associati, al dibattito sulla crisi di rappresentanza dei corpi intermedi e sugli effetti nefasti che ha prodotto e produce dall’assenza di luoghi di partecipazione e discussione collettiva al progressivo distacco tra governanti e governati, che si traducono entrambi in tassi di astensione dal voto oltre la soglia di guardia e che mettono a serio rischio il carattere democratico del sistema perché favoriscono una altissima concentrazione di potere in poche mani, pur in presenza di una bassissima rappresentanza e legittimazione dell’investitura popolare di governo.
Il punto fondamentale non è l’unificazione elettoralistica di indipendentisti, sovranisti e cosiddetta sinistra, o l’elevazione aprioristica di steccati pregiudiziali. Avanziamo queste idee-concetto per costruire una risposta a carattere processuale, articolata ed inclusiva, che possa essere percepita come un’alternativa credibile dai Sardi.
Il valore dato agli interessi della Sardegna non sarà più subordinato a quelli dello stato italiano. Questa ambizione e questa sfida si pongono sia per il livello amministrativo locale, sia per il valore che assume per tutta la Sardegna. Intendiamo agire attraverso l’iniezione di potenti forme di democrazia dal basso, anche attraverso l’introduzione del metodo delle primarie per la scelta del candidato sindaco.
Intendiamo richiamare fortissime discriminanti sul piano etico e del rinnovamento, che richiedono forte coerenza tra le scelte programmatiche contenute nel concetto di sostenibilità e nel principio di autodeterminazione e le collocazioni politico-istituzionali attuali e future di tutti i protagonisti che assieme a noi accetteranno la sfida.

Cagliari, 18 giugno 2015

Hanno sottoscritto il documento:
Organizzazioni
Assotziu Consumadoris (Marco Mameli)
Circolo Chavez (Giacomo Loi)
Circolo Me-Ti (Gianfranco Bitti)
Costituente Sardista (Efisio Pilleri)
ProgrReS (Fabio Usala)
Sardegna Sostenibile e Sovrana (Pierluigi Marotto)
Sardigna Libera (Claudia Zuncheddu)

Adesioni individuali
Fernando Codonesu 
Paolo Erasmo (Agriculture)
Gaetano Lauta 
Franco Meloni (Aladin Pensiero)
Mauro Naitza (dirigente sportivo)
Marta Onnis 
Maria Elisabetta Pini (Alternativa)
Salvatore Porta (Agriculture)
Francesca Tanda 
Fabrizio Usai (Laboratorio Pirri)