Sono nato e cresciuto a Cagliari. Ci ho abitato fino a 30 anni. Stampaxi fiat comenti'e una bidda. Sono sestese da 10 anni circa. Moglie sestese e figli sestesi. Uno di 3 anni e uno di 6 anni. Piccoli, ma ho già iniziato ad insegnargli la lingua dei loro nonni. Su sardu. Mi sento cagliaritano e sestese allo stesso modo. Ho a cuore l'interesse di tutte e due le comunità e per tutte e due provo ad impegnarmi in maniera costante. Seguire i dibattiti politici, partecipare agli eventi, proporne. Insomma alimento la vita sociale. Mi sento sardo nell'anima e vedo la Sardegna come la mia nazione. Come parte integrante del mondo, capace di autodeterminare le sue sorti e capace di uscire dall'isolamento imposto dalla dipendenza italiana e non dall'idea di indipendenza degna degli stati e dei popoli più ricchi e prosperi. Da qui vorrei partire. Dallo Stato che siamo stati in epoca giudicale. Stato di comunità. Quasi novecento "biddas" si contavano, oggi ne restano meno di 400, ma non è il numero di certo ad averle rese inutili, ma il loro senso di esistenza nella Sardegna di oggi. Disgregata, spopolata, umiliata dalle bombe e dai veleni. Vorrei parlare della Cagliari che ho conosciuto da piccolo. Casteddu de basciu. La Cagliari dei lattai, dei panettieri, dei macellai. La Cagliari di signora Maria, signor Efisio, signor Pasqualino. Del mercato di Santa Chiara e di Piazza Yenne, dove volendo ti podiast comprai una pariga de cratzolas. Dove nonostante tutto potevi anche impennare in bicicletta. Una Cagliari che non c'è più. E certo. Direte voi. Il progresso e l'evoluzione ci devono far andare avanti, dobbiamo migliorare. Giusto. Centri commerciali, telefonini, computer. E chi dice di no. Mi riferisco solo alla voglia delle persone di stare insieme e di vedersi, di parlarsi. Non di sfuggirsi, di avere paura l'uno dell'altro. La città dell'accoglienza. La prima volta che un senegalese è venuto a casa mia a giocare avevo forse dieci anni. Oggi abbiamo paura di riceverli a casa nostra? Mi fa molto più paura la prossima decisione dell'UE sul TTIP, il trattato che distruggerà i nostri mercati agricoli e la nostra sanità se non verrà bloccato. Non dimentichiamoci che tutte le attività che ho citato, insieme ai nomi, erano attività da cui campavano interi nuclei familiari. Stabili. Non un barlume di America dato dalle continue alternanze nelle serrande cagliaritane o da un contratto part-time da Auchan per qualche mese. Ormai ci siamo persi. Abbiamo perso la nostra vocazione storica comunitaria. Il fulcro della vita in Sardegna. S'ajudu torrau. Sa passilara po fai sa spesa in sa buttega e sa ciaciarrara cun tzia Pepa. Banale? Direi di no. Il premier greco Tzipras chiede con toni e importanza diversi la stessa cosa ai suoi cittadini. Ripudiate un modello economico che non ci vuole dentro il mondo ma ai margini. Il senso è questo. Poi certo lo sviluppo e il progresso vadano avanti, ma se le persone restano indietro è progresso? Io ho questo fervido ricordo de Casteddu. Vuol dire che stavo bene. Vuol dire che un passo indietro a tutti livelli potrebbe essere salutare per rinsaldare la disgregazione sociale diffusa. Uno sguardo a su connotu ci aprirebbe le porte po su benidori, per il futuro. La storia ci insegna e la storia sarda è fatta di tante grandi cose. Vi propongo di seguito la proposta politica che io e il mio partito ProgReS abbiamo deciso di sottoscrivere. Una patto che va nelle direzione della Sardegna delle comunità, in parallelo con l'Europa dei popoli. Si propone una visione di Città Capitale, quale Cagliari dovrebbe essere di diritto ma ancora non lo è. Una Cagliari abbagliata dagli effetti speciali, dove la tassazione è tra le più alte in Italia e dove anche i prezzi dei beni e delle materie mettono in difficoltà le famiglie, nella spesa quotidiana. Una Capitale monca, dove si ha difficoltà anche a far partire la raccolta differenziata e ad aprire le porte al turismo. Capitale del Mediterraneo con le serrande abbassate. Spero con questo mio scritto di alimentare un dibattito già ricco di spunti. Il messaggio di fondo credo però che sia ben chiaro. Cagliari è la Capitale e si deve fare con tutti i cagliaritani e con tutti i sardi.
Patto
Costitutivo del Laboratorio
“CAGLIARI
CITTA’ CAPITALE”
Le
sottoscritte associazioni culturali, organizzazioni no profit,
circoli e movimenti politici, operatori della cultura e delle
professioni portatori di competenze ed espressione della società e
delle comunità cagliaritana, sottoscrivono il presente patto
costitutivo per la creazione del Laboratorio “Cagliari Città
Capitale”, con l’obiettivo di dare vita e contenuti dal basso,
attraverso un processo inclusivo ed identitario autonomo e distinto
dai tradizionali schieramenti di centrodestra e centrosinistra, ad un
programma politico-amministrativo e ad una coalizione civica in vista
della scadenza elettorale del 2016. I contenuti culturali, politici e
di governo fondamentali sono declinati come segue:
1
- L’Autonomia e il suo modello di sviluppo hanno concluso il loro
ciclo
Le
politiche di austerità europee hanno comportato, nello specifico
italiano, una centralizzazione dell’organizzazione statuale, che
ripudia il principio della sovranità popolare. In Sardegna la fase
autonomistica non ha saputo sviluppare benessere duraturo e
rispettoso dei beni comuni primari (suolo, aria, acqua), mortificando
le naturali vocazioni e i saperi propri della nostra terra. Ciò è
avvenuto per responsabilità delle élite locali, che non hanno
saputo o voluto dare risposte all’altezza dei bisogni di benessere
e di pari opportunità del popolo sardo.
Consideriamo
pertanto conclusa la fase dell’Autonomia e riteniamo urgente e
necessario aprire un processo culturale, sociale, economico e
politico nuovo che dia speranza e concretezza emancipativa alla
Sardegna. Assumiamo il principio di Autodeterminazione del popolo
sardo e della Nazione Sarda, cosi come sancito dall’ONU e
ratificato dalla Conferenza di Helsinki, e un modello di sviluppo
sostenibile, come elementi distintivi e valoriali di riferimento,
così che possa essere esercitato a tutti i livelli politici ed
istituzionali il principio di sovranità e di autogoverno.
Questo
progetto e i suoi contenuti di merito si pone oggettivamente, sul
piano sociale, politico, economico e culturale, in alternativa ai
progetti espressi e tutt’ora in corso sul piano locale, sardo ed
italiano sia nel centrodestra che nel centrosinistra, costituendo di
fatto e in diritto l’elemento discriminante per la definizione di
accordi e/o alleanze elettorali, politiche, istituzionali.
A
questo laboratorio aderiscono pertanto persone e organizzazioni che
hanno radicamento in Città e in Sardegna, soggettività di comunità
e di rappresentanza del territorio che abbiano la volontà e la
capacità di svilupparsi in modo plurale, inclusivo e identitario,
con caratura internazionale e visione euro mediterranea, con forti
connotati di indipendenza e non subordinazione organica e gerarchica
a segreterie o direzioni esterne.
2
- La Città di Cagliari, tra crisi sociale e inadeguatezza del quadro
di riferimento istituzionale
A
Cagliari negli ultimi quattro anni (2011-2014) gli abitanti sono
diminuiti più che nel quadriennio precedente (2008-2011). Gli
iscritti ai Centri Servizi per il Lavoro, nella sola capitale, sono
passati da 29.700 (maggio 2011) a 37.070 (dicembre 2014). Il tasso di
disoccupazione, dal 2007 a oggi, è passato dall’11% al 19%.
L’assenza,
per responsabilità della Regione, di un quadro di riferimento
istituzionale certo sull’articolazione dei poteri sub-regionali, e
la mancata forte spinta riformatrice nel governo del capoluogo
unitamente alla rinuncia del Sindaco e della sua maggioranza a porsi
alla testa dei Comuni sardi nel contrasto alle politiche governative
di spending-review non hanno consentito alla Città di porsi come la
locomotiva di un nuovo progetto di sviluppo sostenibile, capace di
mettere in rete comuni e città sarde e questi in relazione con la
Regione Autonoma della Sardegna e con i processi di area vasta di
carattere sub-regionale connessi all’efficienza e all’efficacia
nella gestione e allocazione dei servizi e articolati per competenze
e vocazioni dei territori, secondo il principio di adeguatezza e
sussidiarietà.
Occorre
pertanto dar voce e rappresentanza a un punto di vista organizzato e
organizzabile sia per il riscatto da un’esistenza segnata dalla
povertà, l’emigrazione e la solitudine di larghi ceti popolari sia
per la positiva iniziativa delle forze imprenditoriali,
intellettuali, della cultura e dei servizi, che intendono concorrere
alla creazione di lavoro e ricchezza diffusa orientata ai fini
sociali, in un quadro di sviluppo economico sostenibile e rispettoso
dell’uomo e dell’ambiente.
3
- Esercitare le prerogative democratiche e di governo legate alla
sovranità popolare
Le
elezioni rappresentano un momento importante, anche se non esclusivo,
per l’esercizio delle prerogative legate alla sovranità popolare.
Quelle di Cagliari del 2016 rappresentano uno snodo strategico,
perché con l’elezione Sindaco della città capitale si
determineranno condizioni oggettive di attribuzione di ruoli e
competenze, sia per via della costituenda Città metropolitana, sia
per l’oggettiva urgenza a legislazione vigente di una governance
dei processi Area vasta che oggi consta più di 400.000 abitanti su
settori quali mobilità, uso e pianificazione del suolo, politiche
commerciali, ciclo dei rifiuti.
Questo
nuovo scenario istituzionale impone un forte, radicale e consapevole
esercizio di direzione e coordinamento istituzionale in capo al
Sindaco metropolitano e contestualmente di esercizio delle
prerogative di alta amministrazione e governo dell’esecutivo nel
rispetto del ruolo di indirizzo, programmazione e controllo del
Consiglio Comunale, a cui devono essere ricondotte e rese coerenti
con gli indirizzi generali di governo, l’insieme delle scelte
strategiche e di assetti negli Enti, nelle Agenzie, nelle società a
partecipazione pubblica, compresi l’insieme della strumentazione
pubblica operante nella sanità, nell’istruzione, nei trasporti e
nel credito.
4
- Costruire il percorso Agenda 2019
Il
progetto per Cagliari Città Capitale, per sua natura e portata dei
temi e dei ruoli di governo e di rappresentanza oggettiva,
costituisce una tappa decisiva di un percorso più generale che
definiamo Agenda 2019.
Siamo
consapevoli che senza lavoro non c’è libertà, e senza
autodeterminazione in Sardegna non c’è esercizio vero dei poteri
sovrani. L’attuale deriva neo centralista e semicoloniale va
combattuta con la costruzione di una alleanza sociale, culturale
politica ed economica, che abbia forza, capacità e intelligenza di
imporre l’apertura, nella società sarda e nella Regione una nuova
stagione politica, istituzionale e di governo per
l’Autodeterminazione del popolo sardo.
5
- Democrazia, partecipazione e crisi della rappresentanza
Con
questa proposta politico-culturale-istituzionale e di governo
vogliamo contribuire come cittadini singoli o associati, al dibattito
sulla crisi di rappresentanza dei corpi intermedi e sugli effetti
nefasti che ha prodotto e produce dall’assenza di luoghi di
partecipazione e discussione collettiva al progressivo distacco tra
governanti e governati, che si traducono entrambi in tassi di
astensione dal voto oltre la soglia di guardia e che mettono a serio
rischio il carattere democratico del sistema perché favoriscono una
altissima concentrazione di potere in poche mani, pur in presenza di
una bassissima rappresentanza e legittimazione dell’investitura
popolare di governo.
Il
punto fondamentale non è l’unificazione elettoralistica di
indipendentisti, sovranisti e cosiddetta sinistra, o l’elevazione
aprioristica di steccati pregiudiziali. Avanziamo queste
idee-concetto per costruire una risposta a carattere processuale,
articolata ed inclusiva, che possa essere percepita come
un’alternativa credibile dai Sardi.
Il
valore dato agli interessi della Sardegna non sarà più subordinato
a quelli dello stato italiano. Questa ambizione e questa sfida si
pongono sia per il livello amministrativo locale, sia per il valore
che assume per tutta la Sardegna. Intendiamo agire attraverso
l’iniezione di potenti forme di democrazia dal basso, anche
attraverso l’introduzione del metodo delle primarie per la scelta
del candidato sindaco.
Intendiamo
richiamare fortissime discriminanti sul piano etico e del
rinnovamento, che richiedono forte coerenza tra le scelte
programmatiche contenute nel concetto di sostenibilità e nel
principio di autodeterminazione e le collocazioni
politico-istituzionali attuali e future di tutti i protagonisti che
assieme a noi accetteranno la sfida.
Cagliari,
18 giugno 2015
Hanno
sottoscritto il documento:
Organizzazioni
Assotziu
Consumadoris (Marco Mameli)
Circolo
Chavez (Giacomo Loi)
Circolo
Me-Ti (Gianfranco Bitti)
Costituente
Sardista (Efisio Pilleri)
ProgrReS
(Fabio Usala)
Sardegna
Sostenibile e Sovrana (Pierluigi Marotto)
Sardigna
Libera (Claudia Zuncheddu)
Adesioni
individuali
Fernando
Codonesu
Paolo
Erasmo (Agriculture)
Gaetano
Lauta
Franco
Meloni (Aladin Pensiero)
Mauro
Naitza (dirigente sportivo)
Marta
Onnis
Maria
Elisabetta Pini (Alternativa)
Salvatore
Porta (Agriculture)
Fabrizio
Usai (Laboratorio Pirri)