lunedì 12 novembre 2012
SALVIAMO ALMENO LA BASE.
Non sono più un dirigente Idv e non sono più neanche un tesserato Idv. Ma lo sono stato. Sento il dovere di partecipare al dibattito. Ma soprattutto per me è un piacere ed una passione: la politica. Quella vera. Fatta anche di contraddizioni. Ecco perchè penso che il mio contributo di ex militante a livello locale possa essere importante anche per aprire nuovi scenari (ovviamente nel mio territorio) sulla vicenda "case Di Pietro" e sulle future ripercussioni della vicenda su chi continua a fare politica in maniera onesta e pulita. Ho intravisto la puntata di Santoro. Qualcuno su FB ha rimpallato delle critiche al conduttore di Servizio pubblico, ribattezzando il programma dis-servizio pubblico. Io sono invece di un'opinione completamente diversa. Mi schiero sempre dalla parte del dibattito e dell'ascolto del numero più alto possibile di opinioni e pareri. Io ringrazio Santoro per due motivi. Il primo è che abbia dato la possibilità a Tonino di godere nuovamente di un palcoscenico per difendersi. La seconda è che ha permesso allo stesso Tonino di fregarsi nuovamente. Ed è proprio per questo che la trasmissione era interessante. Antonio Di Pietro ha nuovamente mentito sapendo di mentire, per utilizzare una delle sue locuzioni. Mentana ha provato a fargli la domanda ma lui non ha risposto. Il malessere del partito era già in atto da molti mesi con una forza tale da non poter essere notata dal Presidente. Lui non ha mai ascoltato i cosidetti dissidenti, che attraverso gli organi del partito lo informavano della situazione: tesorerie fuori controllo, congressi quantomeno anomali (in Sardegna il garante del congresso regionale era Maruccio e la lista dei delegati ad oggi non mi è stato possibile consultarla, sul congresso provinciale c'è stata una richiesta di chiarimenti sulla sua regolarità da parte di diversi dirigenti ed eletti in Idv). L'uso personalistico del partito è stata la prima "qualità" che è balzata agli occhi dei militanti che a Sestu costituirono il circolo. Ma il malessere era nazionale. Mi è capitato di partecipare al coordinamento nazionale giovani e vi garantisco che in ogni regione Tonino è riuscito ad insediare un duce diverso. La selezione dei personaggi la illustra in maniera palese De Gregorio (non smentito da Di Pietro). L'ex magistrato andava in giro per l'Italia a reclutare ex Udc ed ex Forza Italia per avere dei bacini di voti consistenti, cercando poi di passare per ingenuo. Alla faccia del rinnovamento. I voti. L'ossigeno per i partiti, che ora si sentono strangolati da Beppe Grillo. Ci dovremmo aspettare un fuggi fuggi generale dei tanti che avranno paura di non essere rieletti? Tonino ha balbettato nuovamente davanti al microfono, prima quando Santoro ha puntualizzato che il punto di vista di De Magistris era completamente diverso dal suo, poi quando ha cercato di spiegare a fatica il grande progetto politico del futuro, fatto di associazioni (quali?) e società civile (che già voterà Grillo!). Ma veniamo ai particolari. In Sardegna l'attuale segretario del partito è Federico Palomba, che Travaglio ha indicato come uno dei possibili quadrumviri per la rinascita del partito. Non c'è dubbio sul fatto che l'onorevole Palomba sia un grande esperto in fatto di rinascite, ma che possa essere indicato per rappresentare un cambiamento mi sembra veramente un affronto per chi a certe parole da un peso particolare. Ricordo ancora quando ci presentammo in sede in via Grazia Deledda per esprimere la nostra voglia di aprire un circolo Idv a Sestu. Scoppiò una guerra! Bisogna sottolineare che l'on. Palomba piazza nipoti dappertutto. Attualmente uno è in consiglio comunale a Cagliari e segretario dell'europarlamementare Uggias, l'altro è in coordinamento provinciale. Era aperto un duello fra Salis e Palomba e i nuovi iscritti in qualche modo dovevano essere cooptati o dall'uno o dall'altro. Noi decidemmo di essere indipendenti anche se simpatizzanti dell'ala che faceva capo al consigliere regionale. Palomba cercò in tutti i modi di trovare altri nomi, cooptando ad esempio Walter Mainas, geologo vicino a Sergio Cardia, col quale scambiammo due chiacchiere e ci chiarì la sua volontà di rinunciare alla proposta di partecipare al congresso di Sestu. Capimmo che l'Italia dei valori non avesse grosse differenze da Forza Italia nella gestione del partito, dove uno decideva e gli altri dovevano sottostare oppure farsi in quattro per far valere le decisioni dei circoli e cioè della base del partito. Dopo ore e ore di riunioni capitava anche di ricevere offerte a "quattr'occhi" per cambiare l'esito delle delibere. Non mi spiego poi come mai dopo il voto in coordinamento provinciale che confermò la mia candidatura a sindaco, così come decisa dal circolo, non ci fu un canale di finanziamento ufficiale della campagna elettorale, cioè i famosi milioni di Tonino spesi per fare politica, che fine fanno se le sedi locali sono sempre in deficit di fondi? Come mai nessun dirigente del partito partecipò direttamente alla campagna elettorale? Come mai nonostante il circolo avesse ottenuto l'appoggio dell'assemblea provinciale, votando per non appoggiare Aldo Pili, i vertici regionali e nazionali insistettero con articoli sulla stampa per delegittimare i militanti a Sestu, dichiarando il pieno appoggio al centro sinistra? Come mai il rimborso di viaggio del congresso nazionale mi fu dato brevi manu ed in contanti e non erogato dalla tesoreria con ricevuta? Perchè adesso la base dovrebbe credere alle tue parole Tonino? Se vuoi fare una cosa per salvare i 4000 eletti nelle istituzioni, come tu dici, fatti da parte e portati via tutto il peggio della vecchia politica che sei riuscito a cooptare in Italia dei Valori. La televisione è un comodo palcoscenico da cui parlare di libertà, di rinnovamento, di giovani, di democrazia. Difficile è l'esercizio di quello che si dice. Io sono contento di aver trovato il mio spazio dentro quel partito. Ma misi da subito una pregiudiziale. Se Palomba e il suo modus operandi avessero prevalso al congresso mi sarei tirato fuori. E così fu. Venire superati dalle logiche del tesseramento nel modo di gestire le scelte, gli indirizzi e la proprietà del partito, non rappresenta un valore ma un disonore che ho sopportato per poco e che mai più tollererò nella mia esperienza in politica.
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